L’importanza della cultura finanziaria

Ho partecipato al convegno di Consultique del 17 e 18 settembre 2015 sul Lago di Garda; al di là dei doverosi complimenti a Cesare Armellini e i suoi ragazzi per la splendida organizzazione e l’evento sempre con maggiori contenuti ho assistito a dei dibattiti che non condivido e quindi ho deciso di dedicare un post del mio blog per far sapere cosa ne penso, giusto per non far credere che le posizioni espresse siano condivise da chi ascolta, non potendo replicare.

Toffanelli, segretario di Assoreti, l’associazione delle reti dei promotori finanziari affermò che lui non crede sia utile portare la cultura finanziaria a scuola perché la cultura si fa sul campo e non nella teoria.

Io con un pizzico di durezza e malizia replico che chi vuole tenere il popolo ignorante ha altri interessi a far si che rimanga tale…

Non a caso Alberto Foà (in occasione della tavola rotonda sui fondi quotati di quell’anno) ha fatto una sparata sul fatto che alcune reti di promotori finanziari sfruttano l’ignoranza delle persone per vendergli di tutto e di più con costi ed inefficienze dei prodotti che alla fine paga il cliente inesperto.

Come già detto in altre occasioni, gli Italiani sono i migliori creativi e problem solver al mondo, ma condizione necessaria e non sufficiente per poter eccellere è avere quantomeno le stesse basi culturali di partenza rispetto agli altri paesi del mondo, altrimenti la carenza di cultura porta ad annullare il vantaggio di creatività e capacità di trovare soluzioni.

Convegni come quello di Consultique, il nostro Quant che da alcuni anni non è più solo focalizzato sulle metodologie quantitative, ma anche sull’asset allocation, PF Expo e pochi altri sono convegni che puntano a creare cultura finanziaria tra quelli che lavorano nel settore come i promotori finanziari, i gestori o i consulenti indipendenti, ma la realtà è che solcano ancora di più il divario tra loro ed i clienti che avrebbero bisogno almeno delle basi che nessuno gli ha insegnato e che magari gli permetterebbero di fare meno errori.

Io credo che nelle scuole, se si facesse meno latino, meno greco, meno filosofia (materie degne ma poco pratiche) e un briciolo di educazione su come gestire i soldi quanto meno a livello familiare e in prospettiva di accantonamento ai fini pensionistici, ci sarebbero meno sbandati che buttano via lo stipendio alle macchinette dei giochi d’azzardo, alla lotteria dove le probabilità di vincere sono una su 550 milioni, o anche con il trading on-line fai da te che senza le opportune basi rischia di portare perdite a coloro che pensano di essere i più furbi del mondo senza sapere le regole dei mercati finanziari.

Negli anni 80 si poteva pensare di lasciare le persone ignoranti per sfruttare le asimmetrie informative e guadagnare sulla pelle degli altri, negli anni 2000, con la generazione dei millennials la cultura è ovunque e mantenere il popolo bue oggi non è possibile e chi crede di poterlo fare ancora per propri scopi personali è destinato ad essere schiacciato senza pietà dal mondo che avanza.

E’ anche per questo motivo che tengo con continuità un blog finanziario di cultura statistica e metodologie, perché voglio condividere con la maggior parte delle persone le cose che imparo girando il mondo per Convegni Internazionali e non tenere tutto per me nella speranza di essere più furbo degli altri.

Se condividete questa mia opinione aiutatemi a diffondere questo messaggio a tutti, grazie