I tempi di recupero di una strategia Trend Following

Nei momenti di incertezza il rischio maggiore è farsi guidare dalle emozioni. Seguire un metodo statistico-matematico che decide per noi basato su rigorose analisi e 20 anni di esperienza e risultati reali sul campo può fare la differenza tra subire le turbolenze dei mercati finanziari e vivere serenamente, e questo vale sia per gli investitori sia per i consulenti che per i gestori.

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Come migliorare i tempi di recupero di un investimento finanziario

Uno degli errori più comuni degli investitori è non voler vendere in perdita, sperando di recuperare con lo stesso investimento nuovi massimi in tempi spesso minori di quello che accade in realtà. Quest’approccio è forse accettabile se l’investimento è fatto su un fondo od un ETF rappresentativo di un indice, per esempio il MSCI World, ma è assolutamente sbagliato se riferito a singoli titoli. Il mondo è pieno di investitori che hanno ancora nel portafogli titoli come Telecom Italia, Tiscali, Deutsche Telecom ma anche titoli di banche che hanno perso oltre il 90% negli anni passati. L’approccio corretto è quello di chiedersi tutti i giorni, o quantomeno oggi, se dovessi iniziare l’investimento adesso, su quale titolo investirei? Resterei fedele al titolo che mi ha fatto perdere nella speranza che recuperi, oppure ci possono essere delle opportunità migliori sul mercato? Per fare un semplice esempio, chi avesse acquistato nel 2000, preso

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La relazione tra le perdite e i tempi di recupero

Quando si investe nei mercati finanziari, spesso si sottovalutano le possibilità che per un certo periodo di tempo l’investimento possa perdere di valore e che ci voglia del tempo per recuperare le perdite momentanee. Più la perdita diventa profonda, più l’energia per recuperare le perdite aumenta in maniera non proporzionale.  Se investo 100 euro e perdo il 10%, mi trovo con 90 euro (sia che mantengo l’investimento, sia che lo liquidi), per cui per tornare a 100 che rendimento devo fare? Devo fare l’undici per cento, perché con base 90 euro, se faccio il 10% mi trovo a 99. Questo effetto si amplifica se perdo il 20%, per tornare da 80 euro a 100 euro, dovrò fare il 25%. Quindi le perdite non sono esattamente simmetriche ai guadagni che bisogna fare per recuperarle.  Se mi trovo ad aver perso il 50% del mio investimento, per tornare a 100 partendo da 50, devo raddoppiare, quindi

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Il buon senso deve prevalere

Articolo del 16 Maggio 2015 Prima di scrivere questo articolo ho voluto analizzare bene i dati, per evitare di scrivere qualche inesattezza vista la delicatezza dell’argomento. Nell’ultimo mese abbiamo assistito al primo segnale di quello che avverrà nei prossimi mesi o anni sul mercato obbligazionario. E’ bastato che il Bund passasse da 160 a 152 circa per scatenare un terremoto che ha innescato un allargamento degli spread che ha colpito soprattutto chi aveva puntato sulle duration di portafoglio molto lunghe. Personalmente conosco amici che nella gestione delle proprie tesorerie bancarie hanno subito purtroppo grosse perdite a causa di portafogli oltre i dieci anni di maturity, ovvero la scadenza delle obbligazioni era oltre il 2025. Come biasimarli, ormai i rendimenti erano praticamente spariti, con i titoli tedeschi con scadenza nel 2018 a rendimenti negativi, o si puntava sul rischio tassi, allungando appunto la duration, oppure si puntava sul rischio credito, dovendo

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il valore dell’intangibile

Il valore delle società in futuro sarà sempre più legato agli Asset intangibili. Qual’è la più grande rete di taxi al mondo? UBER Bene provate a ragionare su questo straordinario giovane fenomeno del trasporto che si sta affermando in tutto il mondo: quanti taxi possiede UBER? 0 (zero), eppure è la rete più diffusa al mondo e vale ormai diversi miliardi di dollari. Qual’è la società di commercio più grande al mondo? ALIBABA Quanti magazzini possiede ALIBABA? 0 (zero), quanti prodotti produce? sempre zero, eppure vende di tutto in tutto il mondo. Qual’è il principale editore al mondo? AMAZON  (l’ho messo perchè forse qualcuno lo avrà indicato come risposta al punto precedente); AMAZON ristampa i libri di tutto il mondo ma non possiede neppure un copyright, non scrive alcun contenuto. Andiamo avanti: Qual’è la più grande catena alberghiera del mondo?  BOOKING.COM Fanno oltre 500.000 prenotazioni al giorno, eppure non possiedono

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L’importanza delle valutazioni indipendenti

Articolo di qualche anno fa ancora attuale Ad inizio anno avevo allertato i lettori del mio blog che quest’anno sarebbe stato molto pericoloso per le obbligazioni ed i fondi obbligazionari di conseguenza. Chi ha voglia di rileggere il post Scusate se insisto noterà che avevo fatto un lavoro di analisi sui titoli obbligazionari che evidenziava che solo il 15% dei titoli obbligazionari americani avevano un rendimento superiore al 4%, ma solo l’uno percento dei titoli investment grade con duration inferiore ai 7 anni aveva un tale rendimento. Oggi non è ancora scoppiata una vera crisi del credito, ma gli spread, soprattutto in America hanno iniziato ad allargarsi, con conseguente discesa dei prezzi. Il numero di titoli obbligazionari corporate americani con rendimento superiore al 4% ad oggi è di 5951, pari al 24% delle emissioni complessive e i titoli investiment grade con duration inferiore a 7 e rendimento superiore al 4% sono ora

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Scusate se insisto

Articolo del 2015 sempre attuale Innanzitutto buon anno a tutti, mi fa piacere tornare a scrivere, anche se in tutta onestà comincio a scarseggiare di idee innovative da portare alla vostra attenzione. Conseguentemente per il nuovo anno ho pensato di ripartire con un argomento già trattato ma che mi sta particolarmente a cuore, ovvero i rischi enormi che il mercato obbligazionario incorpora oggi. Visto che sono particolarmente scettico sulle possibilità di ottenere rendimenti significativi anche nel 2015, e visto che i rischi di downside sono molto superiori delle possibilità di upside, ovvero oggi è più probabile che vedremo molti segni meno prima della performance a fine anno sui fondi obbligazionari piuttosto che rendimenti positivi, mi sembrava giusto allertare i miei lettori del rischio e suggerire qualche alternativa. Siccome chi mi conosce sa bene che non mi piace parlare a vanvera, ho raccolto alcuni dati molto significativi sulle obbligazioni corporate dei

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Analisi Macro (parte seconda)

Questa volta provo a scrivere per primo il consueto appello: se vi piacerà questo post condividetelo e retwittatelo ai vostri amici… La scorsa settimana ho spiegato con il post Analisi Quantitativa e Analisi Macro qual’è il punto di vista di chi utilizza l’analisi quantitativa, ovvero assumere che i mercati incorporano nel prezzo tutte le informazioni e anche tutte le aspettative del mercato e quindi si possono adottare tecniche di trend following per guadagnare senza farsi troppe domande. Un’altro aspetto importante di chi studia la finanza quantitativa è che preferisce investire il proprio tempo nel capire le dinamiche dei mercati finanziari e come poterle sfruttare invece di perdere tempo a leggere bilanci e situazioni economico-patrimoniali delle aziende che per definizione sono passati e spesso forvianti. Non voglio dire che è sbagliato leggere i bilanci delle aziende, anzi, quello che voglio dire è che posso studiare a fondo un’azienda fino a conoscerne i più

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Analisi Quantitativa e Analisi Macro

Che differenza esiste tra chi analizza i dati Macro per comprendere come andrà la borsa in futuro e chi utilizza metodologie quantitative? Partiamo con la definizione di analisi quantitativa: chi utilizza un approccio quantitativo al mercato analizza i dati a disposizione (e più ne ha meglio è, in linea di massima) per “estrarre” con un processo più o meno automatico le decisioni di investimento che quindi non vengono prese perché una persona o un comitato ha una opinione ma in base a precise regole di investimento. L’assunzione di base è che il mercato sconta in ogni istante nei prezzi tutte le informazioni a disposizione, sia conosciute al pubblico che conosciute solo ai cosiddetti insider. Per comprendere al meglio questo concetto porto un esempio molto recente, il referendum della Scozia per uscire dal Regno Unito. I giornalisti economici in televisione hanno riportato le seguenti parole: “I mercati finanziari scommettono in una

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Perché i mercati non possono essere considerati casuali

Una delle argomentazioni di maggior diffusione per giustificare che i mercati finanziari possono essere considerati casuali è l’esempio delle scimmie: se si ipotizza che infinite scimmie ognuna di esse davanti ad una macchina da scrivere che premono i tasti a caso in un tempo infinito, sicuramente si può affermare statisticamente che una di essa scriverà prima o poi esattamente la divina commedia; mutuato sui mercati finanziari, l’andamento storico dello S&P500 può essere riprodotto esattamente da una delle infinite serie storiche casuali generate da un motore montecarlo con estrazione di rendimenti casuali. A questa osservazione io rispondo che il fatto che una scimmia riesca a scrivere esattamente la divina commedia, non significa che la divina commedia sia un aggregato di lettere casuali che creano un capolavoro, è il frutto di ingegno ed intelletto straordinari, esattamente come l’andamento dell’indice S&P500 è irripetibile e generato da una sequenza di eventi che ne hanno

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