Benedetta correlazione. Malefica correlazione

I commenti delle settimane precedenti mi hanno spinto a dedicare un post completo alla Correlazione tra strumenti finanziari. Tutti conoscono il concetto di correlazione, e tutti hanno sicuramente visto un piano cartesiano con raffigurati due fondi che nel lungo termine crescono ma nel breve sono inversamente correlati tra di loro come l’immagine del posti di oggi. Nel 2009 ho partecipato ad un corso di Risk Management a Londra organizzato da Paul Wilmott (per chi non lo conoscesse venga alla nostra conferenza del 28 febbraio a Venezia www.quant.it) e Nicolas Taleb, l’autore del best seller giocati dal caso e il cigno nero per capirci. Nicolas Taleb mi ha mostrato (per la prima volta) un grafico come questo: Anche in questo caso la correlazione è negativa, ma nella realtà i fondi scendono (con lo stesso principio per cui dovrebbero salire della prima immagine). Questa seconda immagine mi ha aperto gli occhi su quanto noi tendiamo a sovrastimare il concetto

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Deviazione Standard, Volatilità e VIX

Ieri abbiamo parlato di Deviazione Standard e di alcuni suoi difetti e limiti. Per capire quanto la statistica finanziaria in Italia sia divergente da quella anglosassone, basta dare un’occhiata alla definizione di Volatilità in Wikipedia in lingua Italiana rispetto alla versione Inglese. Nella versione Italiana la Volatilità è un’indice della variazione percentuale dei prezzi nel tempo, e fin qui la definizione coincide, però subito dopo la volatilità viene descritta come la varianza, che è il quadrato della deviazione standard, mentre nella definizione in inglese viene giustamente equiparata alla standard deviation, che è la radice quadrata della varianza. Anni addietro, il Prof. Francesco Corielli dell’Università Bocconi mi disse che la Volatilità è il prezzo da pagare per il fatto di tenere aperto i mercati azionari tutti i giorni; mai definizione di Volatilità mi ha reso l’idea più chiaramente di cosa significasse in realtà la volatilità dei prezzi. Se ogni giorno davanti

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Oggi parliamo di Deviazione Standard da un punto di vista “non standard”

La Deviazione Standard è un’indicatore di dispersione dei dati intorno ad un indice di posizione; tradotto in non statistichese è uno degli indicatori statistici in grado di misurare la variabilità intorno alla media. In finanza, soprattutto in Italia, questo indicatore è stato progressivamente associato al rischio di uno strumento finanziario, indicando che più alta è la deviazione standard dello stesso, più alto è il rischio che un investitore corre. Questa associazione è molto approssimativa e fuorviante; la deviazione standard non è un indicatore di rischio ma di incertezza, poiché se è molto alta le stime che si possono fare attorno ad un determinato strumento finanziario sono poco attendibili, se è bassa, le stime che si possono fare sono più accurate. Introdotta in statistica da Pearson, la deviazione standard non è altro che la radice quadrata della varianza, si veda wikipedia per la formula matematica. Il principale difetto della deviazione standard, dal punto di vista dell’utilizzo finanziario, non è il fatto di essere associata alla distribuzione normale dei rendimenti (casualità), bensì il fatto che è un indicatore simmetrico, ovvero non è in grado di distinguere

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I NOSTRI VIRTUAL MEETUP. L’UNIONE FA LA FORZA.

Era l’inizio di un periodo che si preannunciava senza precedenti, mentre ancora non si sapeva molto della pandemia e ci siamo trovati tutti in lockdown. In un momento difficile e di incertezza, la nostra reazione è stata spontanea: unire le forze e darci da fare insieme! Con quale obiettivo? Prima di tutto, per essere vicini ai colleghi, agli amici incontrati nei vari percorsi professionali, e a tutte le persone che si interessano di finanza.Poi: per analizzare insieme la situazione e i dati che stavamo via via raccogliendo, approfondire le conoscenze e affrontare meglio, più determinati e insieme, non solo il presente, ma anche l’incerto e inedito futuro. Ecco allora l’idea di trovarsi online una volta alla settimana per trattare gli argomenti più interessanti e utili, invitando esperti e favorendo il confronto costruttivo fra tutti i partecipanti. L’iniziativa si è concretizzata nel gruppo Innoviamo la finanza con passione, che oggi riunisce

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Anche in questo momento, Diaman c’è!

A causa dell’epidemia di Covid-19, molti di noi hanno dovuto adottare specifiche misure. Ai nostri clienti e amici, partner e collaboratori, vogliamo dare alcune informazioni sul nostro piano di continuità operativa. Grazie alla tipologia del nostro lavoro e alla vocazione tecnologica e digitale che da sempre ci contraddistingue, possiamo offrire lo stesso livello di servizio di sempre. In particolare: Videoconferenze, videomeeting, videoappuntamenti che ci consentono di lavorare in modo flessibile a distanza. Possiamo vederci e possiamo guidarvi nell’utilizzo dei nostri software e piattaforme molto facilmente. Possiamo affrontare qualsiasi tematica necessaria, come sempre. La nostra piattaforma per gestioni patrimoniali è nata già due anni fa per lavorare in modalità remote working e, oggi più che mai, è uno strumento indispensabile per tutti i consulenti; Abbiamo rafforzato la capacità della rete e fornito al nostro staff gli strumenti adeguati perché tutti possano lavorare in modo flessibile a distanza; Le nostre connessioni sono

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IL MARKETING PER DIAMAN. STORIA DI UNA RELAZIONE.

Nell’epoca delle mille possibilità di comunicazione, dei molteplici strumenti, luoghi e tecnologie di contatto con il proprio pubblico, noi di Diaman percorriamo un altro sentiero. Non trascurando chiaramente la possibilità di raggiungere moltissime persone attraverso i cosiddetti paid media, i canali in cui si può investire per promuoversi, dobbiamo ammettere di farne poco – qualcuno direbbe troppo poco – uso. Ci piace curare molto gli owned media, dedicando tempo e risorse alla creazione di contenuti interessanti, utili e pertinenti per i nostri utenti. Ci sembra efficace condividere un po’ della nostra conoscenza e dei dati che possediamo con i followers. Ci piace di più che farli diventare meri destinatari di banner promozionali. Siamo fieri portatori di alcuni valori, come quello della trasparenza e dell’indipendenza, che nel nostro mondo sono fondamentali e ci contraddistinguono. Dunque, lo comunichiamo.Ci affidiamo a chi sa come dirlo, perché ognuno ha la propria specializzazione e non

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QUANT 2020, edizione N. 15. L’edizione del cambiamento.

Chi conosce Quant e ha avuto il piacere di esserne protagonista, da partecipante o addirittura da relatore, avrà notato alcune cose, lo scorso 20 febbraio. La kermesse della finanza quantitativa è stata spostata a Galzignano Terme, dopo gli anni in cui è stata Venezia ad ospitarla.Il pubblico è sempre più internazionale.Si è parlato molto di Bitcoin, Blockchain e di criptovalute. I NUMERI300 ospiti registrati, 20 speakers internazionali, 8 ore di workshop e conferenze accreditate EFPA. DANIELE BERNARDI, ANIMA DI QUANT, ESPRIME ENTUSIASMO “Vedo Quant crescere anno dopo anno. Oggi la considero ancora di più un appuntamento imperdibile per i gestori e tutti gli operatori che vogliono essere aggiornati e incontrarsi in un contesto esclusivo, confrontandosi su un palcoscenico internazionale. I dibattiti sviluppati e le domande che sono state rivolte ai relatori sono segno dell’importanza di condividere e di parlare direttamente con i protagonisti del mondo della finanza”. “Predicting Bitcoin value

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La fallacia degli indicatori Media/Varianza

Vorrei presentare un illuminante lezione del prof. Ruggero Bertelli sul tema degli indicatori statistici deterministici a confronto con i classici indicatori media e varianza. VEDIAMOLA IN AZIONESe ipotizziamo un investimento che un anno guadagna il 10%, l’anno dopo perde il 10%, il terzo anno guadagna di nuovo il 10% e il quarto anno perde il 10%, a vostro avviso quale sarà il rendimento dell’investimento alla fine di quattro anni? PENSATE ALLA RISPOSTA PRIMA DI CONTINUARE A LEGGERE…Se avete risposto zero, forse non vi ricordate che i rendimenti non sono lineari, se perdo il 50% per tornare al valore iniziale devo fare il 100%, ovvero le perdite non sono uguali ai rendimenti necessari per recuperarle. Se perdo il 10% per tornare alla pari devo fare quasi l’11%, come potete vedere dall’immagine qui sotto. Dopo quattro anni mi trovo con circa 98 euro dai 100 iniziali, con un rendimento reale del -0,5%

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