Che differenza esiste tra chi analizza i dati Macro per comprendere come andrà la borsa in futuro e chi utilizza metodologie quantitative?
Partiamo con la definizione di analisi quantitativa: chi utilizza un approccio quantitativo al mercato analizza i dati a disposizione (e più ne ha meglio è, in linea di massima) per “estrarre” con un processo più o meno automatico le decisioni di investimento che quindi non vengono prese perché una persona o un comitato ha una opinione ma in base a precise regole di investimento.
L’assunzione di base è che il mercato sconta in ogni istante nei prezzi tutte le informazioni a disposizione, sia conosciute al pubblico che conosciute solo ai cosiddetti insider.
Per comprendere al meglio questo concetto porto un esempio molto recente, il referendum della Scozia per uscire dal Regno Unito.
I giornalisti economici in televisione hanno riportato le seguenti parole: “I mercati finanziari scommettono in una vittoria dei NO” e per chi non lavora da anni e non conosce come si muovono gli operatori dei mercati finanziari tale affermazione può sembrare corretta.
La realtà è leggermente diversa, i mercati finanziari, o meglio gli operatori seri dei mercati finanziari non scommettono e improvvisano, ma investono per avere informazioni migliori degli altri.
La cultura intesa come conoscenza nei mercati finanziari fa la differenza tra guadagnare o perdere, e chi opera seriamente e conosce i meccanismi, sa valutare l’impatto delle conseguenze che può avere un SI od un NO al referendum della scozia e quindi investe denaro in un sondaggio serio per comprendere chi vincerà, e solo a quel punto decide se investire o togliere i propri soldi.
Alla vigilia delle elezioni, ipotizzando che voi avreste voluto “scommettere” su una vittoria del si o del no, avevate due possibilità, o investivate dei soldi (molti) per fare un sondaggio serio per avere un quadro certo della situazione, oppure guardavate il comportamento dei mercati finanziari.
Questo esempio si applica a tutti gli eventi, che sia un referendum o che siano i dati sulla disoccupazione, o ai dati sul PIL od i risultati trimestrali di Apple, chi gestisce i soldi veri (nel senso di tanti, tantissimi soldi) se vuole guadagnare deve avere le informazioni prima degli altri, e poiché la differenza è enorme tra far giusto e sbagliare, investe soldi per raccogliere quelle informazioni prima e meglio degli altri.
La conoscenza è denaro, e chi si improvvisa tendenzialmente trasferisce la propria ricchezza un poco alla volta nelle mani di chi invece scientificamente investe per avere una conoscenza maggiore.
Perché tutto questo discorso? Perché l’approccio quantitativo tendenzialmente è di trend following, ovvero di seguire il trend, ovvero comprendere se al referendum della Scozia vincono i SI o i NO in base a come si muove il mercato, non in base ai risultati finali e ne tantomeno a costosi investimenti in ricerca.
Da questo concetto cresce e si sviluppa il principio che i prezzi incorporano tutte le informazioni disponibili al mercato, anche quelle non disponibili alle masse, ma disponibili a pochi (alla faccia del principio dei mercati efficienti cui spero tutti voi lettori del nostro Blog non crediate più).
Se è vero che i prezzi incorporano tutte le informazioni, ad un quantitativo non serve studiare tutte le informazioni una per una, basta studiare l’andamento dei prezzi.
La prossima settimana analizziamo insieme invece l’approccio “Macro”, ovvero l’approccio di chi studia le informazioni economiche per arrivare alle decisioni di investimento.
Intanto aiutatemi a diffondere quanto più possibile questo Blog, sempre ovviamente che riteniate quanto scrivo degno di essere diffuso.
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