Perchè il TIMING porta valore aggiunto

Fatalità dopo aver scritto il post della scorsa settimana I mercati azionari saliranno o scenderanno? i mercati finanziari hanno affrontato un lunedì nero, con la perdita media dei listini azionari di oltre il 3%; spero che i lettori non pensino che sia un “gufo”; comunque se analizziamo asetticamente quello che è successo questa settimana non c’è ancora da preoccuparsi, i mercati hanno semplicemente annullato i forti rialzi della settimana precedente e la volatilità non è ancora sopra i livelli di guardia. Alcuni lettori si chiedevano se la Grecia sia un pretesto oppure la vera motivazione del calo, certo è che il mercato non ha perso il 3% per caso, ma per una condizione di incertezza che sappiamo bene non piace ai mercati finanziari. Il concetto di casualità mi induce ad introdurre un argomento che spiega perché conviene fare timing rispetto al buy and hold (ovvero comprare e mantenere nel tempo). Supponiamo di

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I mercati azionari saliranno o scenderanno?

La domanda che spesso mi viene fatta è proprio il titolo del post di oggi: cosa faranno i mercati da qui a fine anno? Io usualmente rispondo che ho creato dei modelli matematici proprio per non dover rispondere a queste domande, perché rispondere a queste domande è sempre perdente: se prevedi che salgono ed effettivamente salgono hai fatto semplicemente il tuo lavoro e lo avevano previsto praticamente tutti, se scendono e tu avevi previsto che sarebbero saliti, fai la figura del pirla; se prevedi che vadano male ed effettivamente vanno male sei un gufo del malaugurio (mi è successo nel 2008 quando avevo previsto la crisi dei mercati azionari) ed è quasi quasi colpa tua, se prevedi che andranno male ed invece vanno bene allora sei doppiamente pirla. Come ho spiegato nel post Perchè i mercati sono controintuitivi, uno dei più letti del mio blog, in qualità di esseri umani e

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I computer dominano i mercati finanziari

Oltre il 70% delle transazioni sulle borse sono eseguite da sistemi di trading algoritmico automatico. E’ difficile da credere, ma i dati diramati da Wall Street e le analisi che durante gli anni sono state esposte al convegno QUANT lo evidenziano con molta forza. Nel lontano 2009 mi ricordo che alla nostra conferenza annuale aveva partecipato ITC, uno dei principali broker algoritmici al mondo. (continua) Yossi Brandes, managing director della società spiegava che i grossi istituzionali e i grossi fondi di investimento li utilizzano per spalmare gli ordini di acquisto e vendita durante la giornata e ottimizzare così l’entrata e l’uscita dai mercati. Questo significa che i grossi ordini sono tutti gestiti dal computer, che spalma gli ordini durante la giornata per ottimizzare il prezzo di acquisto o di vendita e per non impattare più del dovuto sul mercato. Ma ci sono ovviamente molte altre strategie quantitative automatiche che entrano

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il valore dell’intangibile

Il valore delle società in futuro sarà sempre più legato agli Asset intangibili. Qual’è la più grande rete di taxi al mondo? UBER Bene provate a ragionare su questo straordinario giovane fenomeno del trasporto che si sta affermando in tutto il mondo: quanti taxi possiede UBER? 0 (zero), eppure è la rete più diffusa al mondo e vale ormai diversi miliardi di dollari. Qual’è la società di commercio più grande al mondo? ALIBABA Quanti magazzini possiede ALIBABA? 0 (zero), quanti prodotti produce? sempre zero, eppure vende di tutto in tutto il mondo. Qual’è il principale editore al mondo? AMAZON  (l’ho messo perchè forse qualcuno lo avrà indicato come risposta al punto precedente); AMAZON ristampa i libri di tutto il mondo ma non possiede neppure un copyright, non scrive alcun contenuto. Andiamo avanti: Qual’è la più grande catena alberghiera del mondo?  BOOKING.COM Fanno oltre 500.000 prenotazioni al giorno, eppure non possiedono

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L’importanza delle valutazioni indipendenti

Articolo di qualche anno fa ancora attuale Ad inizio anno avevo allertato i lettori del mio blog che quest’anno sarebbe stato molto pericoloso per le obbligazioni ed i fondi obbligazionari di conseguenza. Chi ha voglia di rileggere il post Scusate se insisto noterà che avevo fatto un lavoro di analisi sui titoli obbligazionari che evidenziava che solo il 15% dei titoli obbligazionari americani avevano un rendimento superiore al 4%, ma solo l’uno percento dei titoli investment grade con duration inferiore ai 7 anni aveva un tale rendimento. Oggi non è ancora scoppiata una vera crisi del credito, ma gli spread, soprattutto in America hanno iniziato ad allargarsi, con conseguente discesa dei prezzi. Il numero di titoli obbligazionari corporate americani con rendimento superiore al 4% ad oggi è di 5951, pari al 24% delle emissioni complessive e i titoli investiment grade con duration inferiore a 7 e rendimento superiore al 4% sono ora

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Scusate se insisto

Articolo del 2015 sempre attuale Innanzitutto buon anno a tutti, mi fa piacere tornare a scrivere, anche se in tutta onestà comincio a scarseggiare di idee innovative da portare alla vostra attenzione. Conseguentemente per il nuovo anno ho pensato di ripartire con un argomento già trattato ma che mi sta particolarmente a cuore, ovvero i rischi enormi che il mercato obbligazionario incorpora oggi. Visto che sono particolarmente scettico sulle possibilità di ottenere rendimenti significativi anche nel 2015, e visto che i rischi di downside sono molto superiori delle possibilità di upside, ovvero oggi è più probabile che vedremo molti segni meno prima della performance a fine anno sui fondi obbligazionari piuttosto che rendimenti positivi, mi sembrava giusto allertare i miei lettori del rischio e suggerire qualche alternativa. Siccome chi mi conosce sa bene che non mi piace parlare a vanvera, ho raccolto alcuni dati molto significativi sulle obbligazioni corporate dei

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Value VS Growth

Chi non si è posto la domanda se è meglio acquistare quote di un fondo Value o di un fondo Growth. Iniziamo con la definizione di cosa significa investire secondo una strategia Value: Il Value Investing è una strategia di investimento basata sulle idee di investimento di Benjamin Graham che iniziò ad applicarla già nel 1928; si basa sostanzialmente sulla scelta di titoli che abbiano un prezzo inferiore al livello intrinseco che dovrebbe esprimere; le società a sconto, per capirci, che per qualche motivo offrono dividendi interessanti e prezzi favorevoli. Questa strategia ha funzionato molto bene nella crisi del 2001-2003 e meno bene nella crisi del 2008 e parzialmente anche nella attuale. La strategia Growth invece è l’opposto, punta a società che stanno crescendo molto in termini di prezzo e punta alla crescita degli stessi piuttosto che sui dividendi corposi; è praticamente l’opposto della strategia Value perché un prezzo più

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Analisi Macro (parte seconda)

Questa volta provo a scrivere per primo il consueto appello: se vi piacerà questo post condividetelo e retwittatelo ai vostri amici… La scorsa settimana ho spiegato con il post Analisi Quantitativa e Analisi Macro qual’è il punto di vista di chi utilizza l’analisi quantitativa, ovvero assumere che i mercati incorporano nel prezzo tutte le informazioni e anche tutte le aspettative del mercato e quindi si possono adottare tecniche di trend following per guadagnare senza farsi troppe domande. Un’altro aspetto importante di chi studia la finanza quantitativa è che preferisce investire il proprio tempo nel capire le dinamiche dei mercati finanziari e come poterle sfruttare invece di perdere tempo a leggere bilanci e situazioni economico-patrimoniali delle aziende che per definizione sono passati e spesso forvianti. Non voglio dire che è sbagliato leggere i bilanci delle aziende, anzi, quello che voglio dire è che posso studiare a fondo un’azienda fino a conoscerne i più

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Analisi Quantitativa e Analisi Macro

Che differenza esiste tra chi analizza i dati Macro per comprendere come andrà la borsa in futuro e chi utilizza metodologie quantitative? Partiamo con la definizione di analisi quantitativa: chi utilizza un approccio quantitativo al mercato analizza i dati a disposizione (e più ne ha meglio è, in linea di massima) per “estrarre” con un processo più o meno automatico le decisioni di investimento che quindi non vengono prese perché una persona o un comitato ha una opinione ma in base a precise regole di investimento. L’assunzione di base è che il mercato sconta in ogni istante nei prezzi tutte le informazioni a disposizione, sia conosciute al pubblico che conosciute solo ai cosiddetti insider. Per comprendere al meglio questo concetto porto un esempio molto recente, il referendum della Scozia per uscire dal Regno Unito. I giornalisti economici in televisione hanno riportato le seguenti parole: “I mercati finanziari scommettono in una

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Controllo di rischio dinamico

Ormai le automobili sono piene di congegni elettronici che puntano ad aumentare la sicurezza nella guida, dal controllo di frenata (ABS), introdotto ormai più di venti anni fa, oggi ci sono una serie di sistemi per la frenata automatica, per la stabilità in curva, per evitare il ribaltamento ecc… Tutti sistemi creati per aiutare il conducente a preservare la propria incolumità e anche la propria vettura. Ma perché negli investimenti invece nessuno utilizza strumenti di controllo del rischio dinamici (ovvero che variano nel tempo in base alle condizioni dei mercati) che possano preservare il patrimonio degli investitori stessi e anche la loro salute (come conseguenza naturale dei mal di pancia generato dagli errori e dalle perdite di valore del portafoglio)? I mercati finanziari portano spesso emotivamente gli investitori a fare scelte che poi si rivelano sbagliate, da tempo noi sosteniamo che sia necessario dotarsi di strumenti quantitativi per ridurre la

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