Alcune considerazioni sul Drawdown

Per molti dirò cose ovvie e scontate, ma sono convinto che ci siano molte persone che possono trarre grandi vantaggi dal leggere questo post.

Innanzitutto chiariamo il concetto di drawdown, che non è altro che la perdita massima subita nel tempo da un investitore che avesse investito in una qualsiasi asset class; tradotto in termini più tecnici è la differenza percentuale tra il massimo assoluto ottenuto dalla serie storica e il successivo punto con il valore minimo.

In termini statistici è il vero rischio di perdita che un investitore può subire, tralasciando che i record sono fatti per essere battuti e che non è assolutamente scritto da nessuna parte che se una serie storica ha come massimo drawdown storico per esempio un -40%, non possa perdere molto di più in futuro.

Questo indicatore comunque è molto importante perché indica più chiaramente della volatilità come un investimento può comportarsi nei differenti periodi storici e di conseguenza comprendere se tale investimento rappresenta più un’opportunità o un rischio che non sono disposto a correre.

Comprendere il drawdown e le sue implicazioni nell’impatto dei risultati però è molto importante per decidere come comportarsi in diverse situazioni che possono presentarsi in futuro.

Mi spiego meglio, come potete vedere sulla tabella di apertura del post, se ad inizio periodo ho 100 euro e dopo un mese mi trovo a 90, ho perso il 10% e per recuperare devo fare l’11%.

Ma se sfortunatamente mi trovo a perdere il 30%, ovvero mi ritrovo a 70, quanto devo fare per recuperare i miei soldi iniziali? Il 43% di rendimento.

Ancora peggio se mi trovo a perdere il 50% del mio investimento, in tal caso per tornare a 100, devo semplicemente raddoppiare il capitale per tornare in possesso dei propri soldi.

 Tantissime volte mi sono trovato a discutere con degli investitori sulla opportunità di vendere un investimento in perdita, le risposte per giustificarsi della incapacità di decidere sono state molteplici: “ma valeva 100, aspetto e sicuramente torna su (in base a cosa?); è vero che un mese fa mi avevi suggerito di venderlo, ma dopotutto ha perso solo il 30%, può ancora recuperare (ne sei convinto?); ormai ha perso il 50%, se vendo consolido le perdite, quindi mi conviene tenerlo (perché se non vendi la perdita non la hai subita?); guarda ormai ha perso l’80%, lo tengo come pensione per i miei nipoti (poverini, forse sarà molto scarsa come pensione)”

Queste frasi sono state fatte da persone reali che ho incontrato negli anni, e sicuramente chi ha rapporti con gli investitori finali sa di cosa parlo.

Ecco un video storico:

Nella realtà più la perdita è stata rilevante, più una ulteriore perdita comporta dei costi di recupero (o mancato guadagno) esponenziali; per fare un’esempio, se avete perso il 50% e quindi da 100 siete scesi a 50, se perdete un’ulteriore 10, andate ad una perdita del 60% che significa dover fare il 150% per tornare ad avere nuovamente 100.

Vi invito a leggere il post la falsa illusione che i rendimenti nel tempo convergano per comprendere bene il concetto.

Quello che nessuno considera invece è che anche se ho guadagnato il 50% negli ultimi anni, basta una perdita del 33% per tornare al valore iniziale, quindi non si è mai al sicuro con gli investimenti finanziari, soprattutto se presentano delle volatilità elevate (mercati azionari) e possono variare molto rapidamente.

A questo punto mi chiederete, ma allora come ci si protegge da questo sciagurato drawdown?

Bene, leggete Strategia di TIMING con il DIAMAN Ratio per comprendere come poter affrontare efficacemente questo problema che però può farvi fare la differenza per il futuro e farvi guadagnare molto di più rischiando molto di meno.